E' impossibile sperare di riuscire a rendere la bellezza e l'atmosfera di Camigliano attraverso poche parole. Per questo abbiamo deciso di dare molto spazio alle fotografie. E' il nostro modo di invitarvi a venire a trovarci, perché solo toccando le pietre di questo paese, passeggiando tra boschi e vigneti, ascoltando i rumori della campagna e godendo dei profumi delle cantine, potrete capire Camigliano, i suoi vini , il suo olio. Capirete perché la nostra famiglia ha scelto questo luogo e perché spende tante delle proprie energie per valorizzarlo e fargli dare il meglio di sé. La famiglia Ghezzi acquista il borgo di Camigliano e la tenuta agricola circostante nel 1957 decidendo da subito di dare spazio, oltre all'allevamento di bovini e suini ed alla cerealicoltura, come tipico dell'epoca, anche all'impianto di nuovi vigneti comprendendo che la zona presentava grandi potenzialità. Già ai tempi la vigna si dimostrava degna di essere curata e sostenuta, e gli oliveti, seppur promiscui, garantivano olii dai profumi delicati ed invitanti. Oggi gli impianti moderni ci mostrano migliaia di giovani piante d'olivo ben allineate e piene di drupe e le vigne, composte con criteri innovativi, ricoprono intere colline. Dei quasi 500 ettari, oltre agli 87 vitati, molti ancora sono coltivati a cereale. Ma il Brunello di Montalcino domina incontrastato questi paraggi. Nel 1959 (anno di impianto dei primi vigneti a Brunello) non era di sicuro il vino famoso che è oggi ed un investimento in questo senso richiedeva lungimiranza e intuito. Il Brunello di Montalcino è una rarità, quasi un'anomalia storica tra i grandi vini di oggi. Conosciuto e apprezzato in tutti i mercati dove le bottiglie più prestigiose sono ricercate e comprate è, senza ombra di dubbio, il vino più giovane di tutti. Rispetto agli chateaux bordolesi, già conosciuti in Inghilterra prima della fine del Seicento, al Barolo , che incontrò il favore dei re sabaudi nello stesso secolo, ai rinomati cru di Borgogna, contesi fra generali e amanti reali alla corte di Luigi XV, il Brunello può vantare una storia ben più breve. La comparsa delle prime bottiglie "ufficiali", infatti, risale a poco più di un secolo fa, al 1888 per essere precisi. Il rapporto della commissione Dalmasso del 1932, capeggiata dall'enologo più autorevole d'Italia all'epoca, individuò un unico produttore nel comprensorio e stimò la produzione annuale in 300 ettolitri, l'equivalente di 40 mila bottiglie, un decimo circa di quella che oggi è la produzione della sola Camigliano. Ora queste piagge sono coperte da vigneti e danno un vino che, nell'arco di pochi decenni, e salito all'Olimpo delle produzioni mondiali. Il vitigno è quello classico della Toscana centrale, il Sangiovese. Ma qui le sue precipue qualità vengono ancora più magnificate, i profumi resi più penetranti e squillanti, la sostanza più densa e corposa. Il caldo della Toscana meridionale porta queste uve ad una maturazione che non raggiungono altrove, mentre i venti rinfrescanti del Tirreno e l'altitudine delle vigne aggiungono un'eleganza aromatica incompatibile. Se i grandi vini sono, allo stesso tempo, un'intensificazione sia del vitigno che del territorio, allora il Brunello di Montalcino è, per molti versi, la quintessenza di un elemento fondamentale della toscanità, il luogo dove il Sangiovese, il vitigno che da millenni fa parte dell'identità del territorio, spicca il volo verso l'immortalità.